Questo che ti appresti a leggere è solo il primo di una serie di articoli di chirurgia orale dedicato alla rigenerazione delle ossa mascellari, tecniche e procedure chirurgiche che permettono di ricreare i volumi ossei andati perduti a causa della perdita di uno o più denti così da potere inserire uno o più impianti permettendo di riavere i denti fissi e ristabilire la completa funzionalità dell’apparato stomatognatico.
La Preservazione Alveolare (tecnicamente nota come Socket Preservation)
Oggi voglio parlarti della tecnica più semplice e meno invasiva che abbiamo a disposizione per mantenere e rigenerare i tessuti alveolari dopo un’estrazione dentaria che prende il nome di Preservazione Alveolare
INTRODUZIONE
È ampiamente dimostrato in letteratura, oltre che consolidata esperienza da oltre 20 anni di ricerca clinica nel nostro studio, che la perdita di un elemento dentario è inesorabilmente legata ad un’alterazione dell’osso alveolare in altezza e spessore, dal momento che il volume e la forma di quest’ultimo sono proprio legati alla presenza dei denti.
Queste alterazioni variano da soggetto a soggetto ma in generale pongono il clinico di fronte al problema di dover inserire un impianto in una sede priva del sufficiente supporto osseo o, comunque, di dover trovare una soluzione protesica alternativa che risulti soddisfacente anche dal punto di vista estetico nonostante la cresta ridotta.
Il riassorbimento del sito estrattivo segue un comportamento centripeto partendo dalle superfici più esterne dell’osso, quelle a contatto con la gengiva di entrambe le corticali e, dal momento che la corticale vestibolare è più sottile di quella linguale/palatale e formata esclusivamente da bundle bone, tale riassorbimento in senso orizzontale si traduce in un riassorbimento in senso verticale
Il maggior riassorbimento della corticale buccale determina la morfologia della cresta ossea residua ed influenza notevolmente il successivo inserimento implantare.
Pur essendo ben noto il fenomeno del rimodellamento del sito post-estrattivo, non ne sono ancora chiare le cause, ma sembra che le dimensioni dell’alveolo sia fattore determinante nel rimodellamento dell’alveolo post-estrattivo. Per questa ragione, contrariamente a quanto si possa immaginare, nei settori molari, dove l’alveolo è di dimensioni maggiori, è atteso un maggior riassorbimento della cresta ossea, probabilmente dovuto al fatto che il coagulo di sangue che si viene a formare a seguito dell’estrazione dell’elemento dentario fatica maggiormente nelle sue “operazioni” di guarigione.
Ti sarai accorto di quanto appena detto se hai dovuto estrarre un molare dalla tua bocca ed hai lasciato guarire la ferita alveolare senza effettuare nessun altro intervento per conservarne i volumi.
In questo contesto la socket preservation nasce come procedura atta a impedire o, più propriamente limitare, l’alterazione della cresta ossea post-estrattiva in funzione di una riabilitazione implanto-protesica ottimale.
Ma cosa prevede questo tipo di tecnica?
La socket preservation si pone come fine proprio quello di limitare il più possibile questa contrazione, in funzione di una riabilitazione implanto-protesica che altrimenti risulterebbe difficile o meno efficace.
Ma se è possibile inserire un impianto allo stesso momento dell’estrazione del dente quando è realmente necessaria questa tecnica?
Essa in realtà dovrebbe essere limitata a precise condizioni cliniche, ovvero ai casi in cui l’inserimento implantare non possa essere effettuato nell’immediato post-estrattivo ( ad esempio in presenza di grosse infezioni), quando il paziente non sia disponibile per un post-estrattivo, quando non possa essere ottenuta la stabilità primaria dell’impianto ( quando cioè l’osso residuo dopo l’estrazione non dia garanzie di stabilità dell’impianto) o nel trattamento di pazienti in età adolescenziale per i quali il trattamento implantare è da posticipare alla fine della crescita dei mascellari ( per i ragazzi attorno ai 25 anni per le ragazze verso i 22-23)
Negli anni sono state proposte numerose tecniche chirurgiche che possono avvalersi o meno di materiali da innesto (l’osso che dovremo inserire nell’alveolo post estrattivo) membrane, innesti connettivali, e differiscono per il tipo di lembo.
Ma tu mi chiederai “quale tecnica utilizzare allora?”
Dall’analisi della letteratura emerge che il trauma chirurgico prodotto durante l’intervento potrebbe essere un fattore in grado di influenzare l’efficacia del trattamento, tanto che si è dimostrato fondamentale limitarlo il più possibile al fine di ottenere un miglior risultato.
TECNICA:
Quel che più si avvicina al materiale d’innesto ideale, attualmente, è l’osso autologo, ad oggi considerato il gold standard per la rigenerazione di difetti ossei per le sue capacità osteoinduttive e osteogeniche, oltre che per la totale osteocompatibilità.
L’alternativa ad oggi maggiormente utilizzata per questo tipo d’intervento è costituita dall’osso bovino deproteinizzato e nel tempo si è dimostrato adeguato a raggiungimento del successo chirurgico nella Socket Preservation. Nello specifico una volta estratto l’elemento dentario si riempie l’alveolo con osso bovino reso in granuli, si ricopre il tutto con una speciale membrana in collagene (evitando il prelievo di connettivo dal palato del paziente) e si sutura nell’attesa della guarigione.
Nel corso degli anni all’interno del nostro studio abbiamo accumulato una casistica importante riguardo la rigenerazione ossea e nello specifico riguardo la socket preservation. Io sono stato personalmente invitato per diversi anni a tenere corsi e conferenze in congressi internazionali ad altri colleghi in merito alle tecniche rigenerative ai fini implantari come potrai leggere nel mio CV ed ho raggiunto un buon livello di conoscenza dell’argomento.
Se hai domande o dubbi da porci non ti resta che chiamarci o metterti in contatto col nostro studio, sarò felice di poterti aiutare nella migliore comprensione dell’argomento.
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